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Il re bianco
(titolo originale: A fehér király)Dragomán, György (Traduzione di Bruno Ventavoli)
ingrandisci l'immagine[ Consiglio per un libro di Cristina Beretta ] L’immagine di copertina mi tornava alla mente anche se il libro avevo finito di leggerlo da un pezzo. Prima di cominciarlo mi chiedevo dove corresse quel ragazzino, immaginavo, cercavo di indovinare...
Per poi scoprire che il romanzo termina proprio con questa scena.
Quando sposto il volume dallo scaffale al tavolo (o viceversa) o me lo porto in camera, cerco di guardare il viso del ragazzino. Certo, il ragazzino ritratto non è Dzsátá. Eppure spero sempre che mi dica qualcosa in più.
Siamo in una città della Romania prima della caduta del Muro; così come il luogo, anche la data è imprecisa, ma si può intuire che si svolge nel biennio 1986/7. Dzsátá è il ragazzino che ha il duplice ruolo di protagonista e narratore e, proprio come lui, il romanzo sembra essere timido, non voler far scalpore, eppure parla di brutalità, crudeltà e violenza.
Dragomán, l’autore, utilizza uno stile molto personale, fatto di complesse frasi interminabili; è stato in grado di dare vita a una voce infantile che racconta a perdifiato (proprio come parlano i bambini) ciò di cui fa esperienza. Ovviamente non possiamo dimenticarci di fare un applauso anche al traduttore.
Papà non c’è. Un giorno, proprio mentre Dzsátá torna da scuola, dei tizi con un furgone grigio vengono a prenderlo. Il padre gli racconta che sono dei colleghi e che deve partire con loro perché c’è bisogno urgente di lui all’istituto di ricerca sul Mar Nero. Così, distratto dall’euforia di provare il nuovo bottone per la squadra di calcio da tavolo, lo lascia andare, convinto di rivederlo presto. Ma con il tempo, le sue lettere si fanno sempre più rare, finché non arriva più nulla. Saranno gli stessi ‘colleghi di papá’ a sbattergli in faccia la realtà: loro sono uomini della Securitate e papà è in un campo di lavoro sul Mar Nero, arrestato per cospirazione antistatale; che non lo vedrà per molto tempo, e probabilmente non lo rivedrà mai più.
E così Dzsátá continua la sua vita, cerca di far forza alla mamma (emarginata dai nonni paterni in quanto ebrea dissidente) ma, anche se la mancanza del padre non sia mai esplicita, è sempre percepibile.
È un romanzo triste, proprio perché non cerca di essere tale. Ogni scena di banale vita quotidiana comincia nel modo più normale e, piuttosto, lasciando presagire una conclusione positiva che viene sistematicamente disillusa, come se non fosse possibile celare la brutalità e la violenza: uniche verità.
E così un gioco di guerra nel campo si conclude in un incendio; la ricerca dell’oro in una miniera di argilla implica la conoscenza di un personaggio sinistro; alcuni operai prendono in giro Dzsátá facendogli credere (gentilezza del tutto gratuita) che il padre lavora con loro. Il nonno Compagno Segretario ha diseredato il figlio dissidente e regala a Dzsátá per il suo compleanno una pistola e lo fa esercitare sui gatti che girovagano nel giardino; l’allenatore fa giocare i ragazzini a pallone, nonostante il giorno prima ci sia stato l’incidente di Cernobyl; i professori minacciano gli alunni di massacrarli di botte; l’apparato dirigente è corrotto marcio; se i ‘grandi’ sono sempre ubriachi, i ragazzini menano, incendiano...
...Dove corre Dzsátá?
[ Citazione ] Piccone mi chiese, Allora cosa vedi?, io gli dissi, Vedo solo il fantoccio, nient'altro, allora Piccone disse, Bene, non devi vedere nient'altro, poi sollevò la lampada tascabile, la indirizzò verso lo specchio e disse, Ora l'accendo e la luce riflessa nello specchio ti illuminerà gli occhi, sarà accecante, ma (...) devi guardare diritto nella luce, spalancare bene gli occhi e pensare a tuo padre.
(...)
Piccone allora spense l'interruttore della lampada e mi chiese, Hai visto tuo padre?, Gli dissi che l'avevo visto, Piccone allora mi domandò, Che cosa daresti per toglierlo da laggiù e riportarlo da te, io, senza neanche pensarci, risposi, Qualunque cosa.
[ Informazioni sul libro ] Dragomán, György: Il re bianco .
(titolo originale: A fehér király). (original language: Italiano) Traduzione di Bruno Ventavoli.
Einaudi ,
Torino, 2009
.
ISBN: 978-88-06-19128-3.
Questo libro è ...
Genere: romanzo
Parole chiave: violenza, solitudine, socialismo, padre, infanzia
Lingue (consiglio di lettura): Italiano