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Autorenbuch Dieter Schlesak 1-2 – FIXPOETRY.com

Gewählter Autor: Dieter Schlesak

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1-2


1
GESTERN GEHÖRT, und auch in mir die
Stimme, endlich
die größte Lüge seit dem Fall – die Grenze
zwischen Himmel und Erde gefallen.

Es gab eine Meldung quer durch alle Agenturen:
Die Toten sind gestern
Null Uhr
durchgebrochen:

Gespan, sollen wir dir
das Herz reinigen,
hallwegs in Moll?
Der Laut wortlos,
fester Boden aus Nirgendwo
heilt, die Frucht
spät unter den Gedanken
gefallen.

UDITA IERI ed anche a me infine giunta la
voce
la più grande menzogna dai tempi della caduta originaria – il confine
tra cielo e terra crollato.

Tutte le agenzie di stampa hanno dato l’annuncio:
I morti ieri
nell’ora zero
sono arrivati:

Amico, dobbiamo
purificarti il cuore,
solo in sonorvia di tonalità minore?
Il suono senza parole,
suolo compatto di un non-luogo,
risana: il frutto
tardivamente sotto i pensieri
caduto.

2
DIE TOTEN aber leben wieder auf,
ihr Blut rinnt zeilenweise durch den Kopf,
hörst du sie: stimmungsvoll, sie warten.

Was öffnet sich, ich schrei vor Leere, bin lebend
längst wie jener Baum / von innen kränker noch als ein Gedanke,
der überlebt und stimmt sich ein.

Und redet unter dieser Silbe, war ein jetzt
und ist mit ihnen. Ein Gewisper, wenn schon lang
hier nichts mehr ist. Die Sonne aber scheint.

Ein wenig Kälteschock. Treibhauseffekte. Und alles
schön, als wärs ein Sonntagsfilm auf einem Bild-
schirm: dort, seht, der GILBERT in Jamaika

will schneller sein als Luft und Schall.
Die Eigenzeit ist überspielt. Kein Ding mehr
darf es selber sein. Ein Flugzeug hängt dort

hoch in einem Baum, denn die Erkenntnis
hat's ihm beigebracht. Wir sind schon bei den Toten.
Der letzte Rauch vergeht. Fertig gemachte Ideen

entweichen / als Treibgas durch ein Loch
zu Niemandem mehr als / Gott.

2
MA I MORTI ritornano in vita,
il loro sangue scorre riga per riga attraverso la testa,
li senti: pieni d‘animo, aspettano.

Che cosa si apre, io grido di vuoto, sono da vivo
ormai come quell’albero / di dentro ancor più malato di un pensiero
che sopravvive e s’intona.

E parla sotto la sillaba, era un presente
ed è con loro. Un bisbiglio, quando ormai da tempo
qui non c’è più nulla. Ma il sole splende.

Un piccolo colpo di freddo. Effetti serra. E tutto
bello, come se fosse un film della domenica
sopra uno schermo: ecco, vedete, GILBERTO in Giamaica

vuol essere più veloce dell’aria e del suono.
Il tempo proprio è giocato. Nessuna cosa ormai
può essere se stessa. Un aereoplano pende

lassù in un albero, perchè la conoscenza
glie l’ha insegnato. Noi siamo già con gli estinti.
L’ultimo fumo svanisce. Idee che muoiono realizzate
sfuggono / come gas propellente attraverso un foro
verso Nessuno se non / Dio.

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